21 recenzione il manifesto, Comunarde

Le monde diplomatique/il manifesto, luglio-agosto 2021

Federica Castelli, Comunarde. Storie di donne sulle barricate, Armillaria 2021, pp. 157, euro 12,00

L’autrice, con passione e  rigore analitico,  racconta delle donne che hanno animato la Comune di Parigi, nella pluralità delle lotte, senza cercare figure ‘ eccezionali’, ma analizzando vissuti ed obiettivi. In quel momento collettivo emerge l’idea di una politi­ca come espressione reale di una sovranità diffusa e popolare, intrecciata alla questione sociale.  Considerando i corpi delle donne (come già in Corpi in rivolta) Castelli mette in luce come la città non sia solo uno sfondo all’azione ma spazio di interazione e relazione, diventando «organismo vivente». Nella lotta e nella nuova idea di politicale comunardemettono infatti al centro la questione della risi­gnificazione dello spazio urbano, per distruggere vecchie e nuove gerar­chie spaziali e divisioni tra quartieri. Immaginano un’altra società, fondata su basi non classiste, non sessiste, lai­che, per permettere uguaglianza e pieno esercizio della cittadinanza a tutte e tutti, stranieri e francesi, poveri e ricchi, borghe­si e proletari.  Le comunarde «hanno cercato l’autodeterminazione in una lotta che liberasse la società intera», opponendosi agli stereotipi della società e degli stessi compagni secondo «l’immaginario intriso di misogi­nia che caratterizza l’Ottocento borghese». L’esperienza comunarda fu accompagnata infatti da un proli­ferare di immagini da parte dei vari schiera­menti politici, in cui  appare comune l’opposizione tra le comunarde e le ‘don­ne per bene’ borghesi su due linee contrapposte: la donna amazzone, vi­rilizzata, che imita il maschio snaturandosi, e la lussuriosa am­maliatrice. Per l’autrice una tale esperienza, breve ma intensa, parla all’oggi: le donne della Comune hanno mostrato alle generazioni successive che, nemmeno nelle avanguardie, niente è mai acquisito quando si tratta di uguaglianza dei sessi;  come il lavoro politico deb­ba muoversi in modo plurale, dall’immagina­rio alle pratiche, ai diritti;  e che  i rapporti di genere si danno sempre su piani intricati e stratificati, pieni di ambivalenze e di conflitti.

Clotilde Barbarulli