22 Introduzione 26 febbraio di Clotilde Barbarulli

Introduzione 26 febbraio di Clotilde Barbarulli

Incontrarsi ai crocevia. Le eredità plurali di Liana Borghi

Incontrarsi ai crocevia significa, dice Bayo Akomolafe, vivere come se vivessimo con e grazie agli altri – e alle altre, aggiungo – perché di fatto è quello che facciamo. E i ricordi affettuosi che con la morte di Liana sono circolati sui social, insieme alle telefonate e ai messaggi commossi, raccontano tante storie di crescita e trasformazione che Liana ha sostenuto e potenziato proprio grazie alla sua straordinaria capacità di condividere saperi e affetti. Ha saputo creare un groviglio di interessi, generi, generazioni, trame e relazioni che hanno avuto un profondo impatto sui molt* che l’hanno incontrata.

Se Liana, iniziando a collaborare sistematicamente col Giardino, si era impegnata a creare un forte intreccio – fine anni Novanta – fra Libreria delle donne, Giardino, Università e comunità inter/nazionale LGTQ di allora, il suo apporto di idee e proposte nel tempo è stato sempre più vertiginoso attraversando vari campi e testi diversi grazie alla sua curiosità instancabile, e costruendo mappe degne della nostra complessità: sono tante le studiose straniere, femministe, attiviste, poete che ha fatto conoscere, mettendo in circolazione le loro idee in varie forme, creando immaginari diversi nell’intreccio con i movimenti femministi e transfemministi mondiali, per abitare confini fluttuanti, sui crocevia tra teorie

Di fronte a tali orizzonti di ricerca, Liana si configura maestra di pensiero e di pratiche, in un confronto/scambio fecondo. Emerge così la sua apertura alle contaminazioni, nella ricerca costante di nuove tracce di pensiero, contro ogni rigidità mentale, epistemologica, disciplinare, e contro ogni steccato, per tessere invece legami fatti di intrecci, reciprocità, vicinanza.

Affermava che questo era il tempo di indugiare ai margini, di entrare nei punti di intersezione problematici dove le differenze tra me e te, noi e loro, natura e cultura, umano e mondo, non sono fatte e finite, ma ancora in divenire. Una intra-azione che ci cambia, scambia, e cambia tutto quello con cui siamo in contatto.

Il suo lavoro di connessione tra differenti saperi che via via scopriva, attraversava e generosamente diffondeva e condivideva – insieme all’intreccio tra generazioni di femministe di varia formazione – rappresenta così, a mio parere, il fondamentale archivio che, investito di emozioni e ricordi, ci trasmette.

Con questo incontro desideriamo offrire perciò un primo spaccato, -certo non esaustivo- dell’Archivio, di pensiero e pratiche – quell’ Archivio affettivo e politico che Liana ci ha lasciato – ricordando il suo invito a ripensare la nostra performance femminista disseminata nella vita e nelle politiche decoloniali e postidentitarie di trasversalità e molteplicità, per poter sentire e decidere ogni giorno di continuare a essere soggettività ostinate e ribelli al dominio.

Vi invito a brevi interventi, cercando di aggrovigliarvi con passione e ascolto reciproco.